Scrivo da Ginevra, dove ieri alle Nazioni Unite ho incontrato Staffan De Mistura, inviato di Ban Ki-moon per la Siria, e le delegazioni siriane che sotto la sua guida sono impegnate nei colloqui (qui il video della nostra conferenza stampa). Hanno una responsabilità enorme: verso il loro popolo devastato da cinque anni di guerra, verso i milioni di rifugiati che sognano di tornare a casa, verso le troppe vittime – anche europee – di un terrorismo che si nutre innanzitutto in Siria. Dopo aver incontrato i rifugiati siriani in Giordania e in Libano, e aver reso omaggio ieri a Bruxelles alle vittime degli attentati insieme al Premier belga Charles Michel a quello francese Manuel Valls, ho portato alle delegazioni siriane a Ginevra un messaggio di urgenza. La comunità internazionale si è finalmente unita nel sostenere un percorso di pace: ora sta a loro avviare il percorso di transizione politica che può dare alla Siria un futuro di democrazia e pace, e togliere terreno ai terroristi di Daesh e Al Nusra. Lo dobbiamo ai siriani, innanzitutto. Ma anche a chi piange le vittime del terrorismo in Europa, nel resto della regione, nel...
Sono stati giorni difficilissimi: Bruxelles sotto attacco, e con lei tutta la nostra Europa. Io ero in Medio Oriente, a Beirut e Amman, per rafforzare la cooperazione con il Libano e la Giordania sul nostro lavoro comune per prevenire e contrastare il terrorismo e la radicalizzazione, sulla gestione comune dei flussi di rifugiati siriani, sul lavoro diplomatico che insieme portiamo avanti per costruire la pace in Siria, e una transizione a Damasco. E per incontrare i rifugiati siriani che chiedono solo di poter tornare ad una casa che non c’è più, ma può essere ricostruita. I bambini che hanno ancora la guerra negli occhi, e tanta voglia di credere in un futuro dignitoso, libero. Le donne che ti guardano e sorridono, ancora. In queste ore ho incontrato così tanto dolore, e così tanta speranza. Per me, sono stati giorni di emozioni difficili e lavoro duro. Ho sentito tutta la responsabilità che l’Europa può portare sulle sue spalle. Tutta l’aspettativa che i nostri concittadini europei e i nostri vicini mediorientali possono proiettare su di noi. In uno dei momenti più cupi e difficili della nostra storia. Mi è capitato, per la prima volta nella mia vita, di mostrare in pubblico il mio dolore – in una conferenza stampa ad Amman pochi minuti dopo aver ricevuto le terribili notizie degli attentati a Bruxelles. Non ho l’abitudine di condividere in momenti ufficiali i miei sentimenti o le mie emozioni, e non è una cosa che amo fare. Ma può succedere che il dolore diventi evidente, pubblico. Siamo esseri umani, innanzitutto. Ma oltre il dolore, abbiamo responsabilità. Ed è questo che conta per me....
Painful day for Brussels and all Europe. In Jordan with FM @NasserJudeh working together on counterterrorism #united https://t.co/gKwUcXNmav — Federica Mogherini (@FedericaMog) 22 marzo...